SILVIA DEBIASI

SILVIA DEBIASI

INGEGNERE

Sono un'ingegnere ambientale. Ho svolto brevi esperienze in Africa (Uganda e Eritrea) nel campo della solidarietà internazionale, per la risoluzione di problemi dell’erosione nei centri abitati e per la costruzione di infrastrutture. Sono attiva in associazioni di volontariato trentine, lavoro per la redazione di documenti per la stima delle emissioni dei comuni e l’individuazione delle azioni per il loro abbattimento.

Posso protestare a fianco degli indigeni?

Posso protestare a fianco degli indigeni?

Dalla marcia mondiale in difesa della Madre Terra un’autocritica sulle nostre (mie) contraddizioni

10 Dicembre 2014, Marcia mondiale per la difesa della Madre Terra, Lima (Perù).

Mi trovo in una folla di persone che chiedono ai potenti di essere ascoltate e di prendere decisioni incisive, e se necessario drastiche, in favore di quella Terra dalla quale tutti dipendiamo. Molti di loro sono sudamericani e parte di questi appartengono a popolazioni indigene che, come li sento dire spesso in questi giorni, ripetono che la terra è la loro unica fonte di vita e che i loro territori, se sfruttati indiscriminatamente dai governi, come purtroppo sta accadendo, non potranno più ospitarli, costringendoli a un esilio che per loro equivale alla morte.

Non riesco a decidermi se protestare ad alta voce o limitarmi a osservare la manifestazione, per poterla poi analizzare in un secondo momento. Così non faccio né l’uno né l’altro, ma mi comporto in maniera sostanzialmente anonima, portando un grande sole come cartellone in mezzo alla folla ma senza unirmi a cori o slogan. E inizio a pensare.

Sono davvero in diritto di protestare a favore del Clima e delle popolazioni indigene, maltrattate e non considerate dai governi? Noi tutti, siamo davvero in condizioni di criticare gli altri? Di affiancarci agli indigeni, di sostenerli? O facciamo forse parte di quel mondo cieco che considera i problemi altrui come marginali? Siamo forse addirittura più ciechi degli altri, avendo un cellulare fatto di materiali provenienti da zone di guerra, ma sostenendo una gestione equa e sostenibile del Pianeta?

Siamo in diritto di criticare lo sfruttamento del legname e delle miniere, quando ogni giorno utilizziamo proprio quei prodotti? Possiamo permetterci di criticare il consumismo, quando compriamo una sfilza di inutili souvenir da portare a casa? Osiamo davvero indignarci di fronte alla quantità di emissioni dei nostri Paesi, quando viaggiamo in aereo e in taxi per pura comodità e sì, per esaudire i nostri sogni?

Facciamo abbastanza, o la nostra è ipocrisia? Per tutta la durata della marcia rimugino su queste tematiche. Mi rendo conto delle enormi contraddizioni della mia vita: chiudo l’acqua mentre mi lavo i denti ma non quando faccio la doccia, evito di comprare bottiglie di plastica ma porto sempre comunque a casa una quantità esorbitante di rifiuti, accetto depliant che so fin da subito finiranno nel bidone, uso il treno per andare al lavoro ma considero tutt’ora la macchina una delle più grandi libertà della mia vita.

E dunque, cosa ci faccio io qui, a una marcia mondiale per il clima? In nome di cosa protesto? Contro chi? Contro la mia famiglia, i miei amici? Contro me stessa? In parte sicuramente sì.

Tuttavia, anche mentre mi rendo conto che le critiche devo essere rivolte innanzitutto a me stessa, sono consapevole che questo non deve rappresentare un motivo per arrendersi ma una spinta per migliorare.

Dopotutto, mi ripeto, lavoro per la riduzione delle emissioni e per l’efficienza energetico e sono qui a Lima per riportare l’andamento dei negoziati, nella speranza che una maggiore consapevolezza del problema possa aiutare a dare la spinta giusta per affrontarlo. Compro un cellulare nuovo solo quando quello precedente è definitivamente passato a miglior vita, mi rifiuto di acquistare bottiglie d’acqua quando posso avere quella corrente e critico chi butta via il cibo ancora buono.

Io credo in quello che faccio. E anche se non è abbastanza, vado fiera di questi primi passi. Dunque, pur ammettendo la mia contraddizione e la mia parte nel ruolo di inquinatrice, decido di essere fiduciosa e uso questa consapevolezza come una lezione per migliorare il quotidiano. Dopotutto, protestare contro se stessi può anche essere utile.

 

  30 Marzo 2015
Centro per la Cooperazione Internazionale
Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani
Osservatorio balcani e caucaso