ARIANNA BAZZANELLA

ARIANNA BAZZANELLA

FORUM PER LA PACE

Lavoro presso il Forum trentino per la pace e i diritti umani per il quale mi occupo di comunicazione e coordinamento delle attività. In precedenza, ho lavaorato presso l’Istituto IARD di Milano e l’Osservatorio permanente sulla condizione dell’infanzia e dei giovani della Provincia di Trento. Mi occupo di studi su giovani, politiche giovanili e scuola.

Come i giovani vedono la pace?

Nel 1997 il Forum trentino per la pace e i diritti umani e l'Istituto Regionale di Studi e Ricerca Sociale realizzarono "La pace virtuale. Indagine esplorativa tra gli studenti della Provincia di Trento": una ricerca che voleva raccogliere le opinioni degli studenti trentini attorno ai temi della pace e della guerra. Nell’immaginario collettivo erano ancora vive “la Guerra del Golfo†e “La guerra nella ex-Jugoslaviaâ€; si parlava ancora di “Obiezione di coscienza†in alternativa al servizio militare; non erano ancora dimenticati del tutto gli esperimenti nucleari di Moruroa, seppur ormai conclusi.

Cos’è cambiato 15 anni dopo? Troppo difficile rispondere, ma da qui, nel 2013 è nata l’idea di riproporre una riflessione strutturata attorno a questi argomenti ed è all'interno del tema annuale Diritti negati che nel 2015 nasce il progetto Diritti alla pace: una ricerca su rappresentazioni e percezioni dei giovani trentini, fortemente voluto dal Presidente del Forum, Massimiliano Pilati: un primo passo, piccolo ma coraggioso, per conoscere rappresentazioni, opinioni, atteggiamenti dei nostri giovani. La ricerca (ancora in corso) prevede un modulo quantitativo e un modulo qualitativo. Il modulo quantitativo è stato realizzato tra gennaio e marzo 2015 e ha previsto la compilazione in aula di un questionario strutturato da parte di un campione di studenti (in totale 1.026) del quarto anno di scuola secondaria di secondo grado e di formazione professionale. Al momento sono disponibili solo alcuni dati: il rapporto completo sarà diffuso a maggio 2015.

Gli argomenti. Il questionario indagava diversi aspetti del vivere insieme: pace e guerra (sul piano interno e internazionale), relazioni di genere, atteggiamenti verso i migranti, rappresentazioni dell’omosessualità, valori e fiducia negli altri.

I primi risultati su pace e guerra. L'Italia è un paese in pace? ‘Prevalentemente’, secondo la maggioranza degli studenti intervistati durante la nostra ricerca (56%); è appena il 2% a ritenerci ‘sicuramente’ tali.

E come mai? Posti di fronte a un elenco di sette fattori che potrebbero minacciare la nostra pace, pochi studenti scelgono la presenza dei migranti o la sfiducia verso i partiti politici: per gruppi maggioritari di intervistati, sono la corruzione e l’incapacità dello Stato di far rispettare le leggi a minare la nostra tranquillità (tabella 1). 

Tabella 1 - Secondo te, cosa minaccia di più la pace all’interno del nostro Paese? Indica i tre motivi che mettono più in pericolo la pace in Italia segnando 1 accanto al motivo che ritieni più pericoloso, 2 accanto al secondo e 3 accanto al terzo più pericoloso (% di scelte come 1° motivo e come uno dei 3 motivi – Base: 1.009)

  1° posto 1°- 3° posto
La corruzione 33 70
L’incapacità dello Stato di far rispettare le leggi 17 54
La presenza di forti disuguaglianze socio-economiche tra   le persone 14 39
La presenza di molti immigrati 14 39
La scarsa fiducia nei confronti dei partiti politici 9 36
La presenza di gruppi politici estremisti che usano metodi   di lotta violenti 5 14
L’assenza di un forte senso di identità nazionale con   tradizioni, valori e regole comuni 6 29
La carenza di servizi adeguati (relativi alla salute, alla   casa, all’istruzione) 2 18

E nel mondo? No alla guerra (ma a volte forse serve) – No war sembrano dire i nostri ragazzi: per la metà del campione, la guerra è sempre sbagliata. E sono delle minoranze ad affermare che la guerra è giustificata come risposta in caso si sospetti la produzione di armi atomiche o chimiche (32%), se si teme la minaccia ai valori e agli interessi nazionali (24%) o se si vuole aiutare uno Stato amico contro un suo nemico (16%). E non basta che siano tutelati i civili per appoggiare il conflitto armato (27%). Però la guerra è ammessa da gran parte dei ragazzi per rispondere agli stermini di una dittatura (84%) o quando si sostiene un Paese aggredito da uno più potente da cui deve difendersi (71%) o se si difende da sé (63%) o se subisce attentati (60%).

I “pacifistiâ€, cioè coloro che escludono sempre la guerra e la considerano sempre sbagliata, sono il 6% del campione: il 3% dei maschi e il 9% delle femmine che sono generalmente più convinte.

E chi si impegna per difendere la pace? Non i Governi, sembrano dire i nostri ragazzi. Bensì gli uomini comuni, medici in particolare. Durante l’intervista è stato chiesto ai ragazzi di dare un punteggio (da 1 a 10) a una serie di organizzazioni, Stati, istituzioni a seconda del loro impegno per la pace: Medici senza frontiere e Emergency sono i protagonisti di questa responsabilità (prendono un voto pari o superiore a 8 rispettivamente nel 68% e 66% dei casi). I governi di Israele, Cina, Russia, Palestina, la stessa Italia e gli USA, invece, occupano gli ultimi posti di questa classifica virtuale, essendo ritenuti impegnati per la pace (voto oltre il 7) da quote minoritarie di intervistati. La pace – sembrano suggerire gli studenti intervistati - non si costruisce con gli accordi diplomatici (che pure i giovani sostengono), ma è fatta giorno per giorno da uomini e donne “di buona volontà†che, lontani dalle lotte di potere e dalla spartizione di confini e ricchezze, mettono la loro vita e la loro conoscenza al servizio di chi è in sofferenza. E il diritto alla salute sembra essere un elemento prioritario a tutela della pace nel mondo (Figura 1).

Figura 1 - Quali sono secondo te i Paesi e le istituzioni che si impegnano maggiormente per la pace nel mondo? Utilizza la scala da 1 (per niente) a 10 (molto) per indicare il livello di impegno (% di chi ha assegnato un voto pari o superiore a 8 – Base: 1.026).

 

Tabella

                 

Ma perché la guerra? Ai ragazzi è stato proposto un elenco di sette possibili minacce alla pace internazionale ed è stato chiesto loro di indicare le tre ritenute più pericolose: gli studenti intervistati condividono quasi all’unanimità che la presenza di gruppi politici o religiosi estremisti che usano metodi di lotta violenta sia una delle minacce peggiori (il 75% dei giovani la indica come una delle tre più pericolose). Interessante, però, che il 56% indichi gli interessi economici relativi alle materie prime e all’energia e il 32% le forti disuguaglianze economiche tra nazioni sviluppate e terzo mondo. Al contrario, la convivenza tra popoli con culture differenti è percepita come minacciosa da un’esigua quota di intervistati (18%): la guerra, quindi, non sembra venire da “uno scontro di civiltà†ma dalla disuguaglianza che semina miseria.

Nelson Mandela - che qualcosa ne sapeva - ha detto “La pace non è un sogno: può diventare realtà; ma per custodirla bisogna essere capaci di sognare.â€. Questi dati, con i loro limiti, sembrano suggerire questo interrogativo: vogliamo accettare, nostro malgrado, la guerra? O sognare (seppur con i piedi per terra) per realizzare l’articolo 11 della nostra bellissima Costituzione? "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali".

  17 Aprile 2015
Centro per la Cooperazione Internazionale
Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani
Osservatorio balcani e caucaso