Una casa per i terremotati

Una casa per i terremotati

Florencia, Claudia, Eva, Guillermo, Lidia, non speravano più in una casa, pur piccola, pur modesta. Il terremoto del 2010 aveva spazzato via tutto, come un buldozer aveva delomito qualsiasi cosa fosse in piedi. Quel 27 febbraio 2010 le scosse raggiunsero un'intensità del settimo grado della scala Richter, poi arrivò anche lo tsumani a completare la distruzione. Le povere case non potevano certo resistere a Villaricca, un comune di più di 45 mila abitanti nel Cile del sud, nella regione dell'Araucania. Bambini, anziani, donne, uomini in un solo colpo si erano ritrovati senza niente, senza un tetto sopra la testa. Gente che non aveva certo le possibilità economiche di ricostruire un'abitazione. La Pontificia Università Cattolica di Villaricca si mobilitò subito e il Trentino fece altrettanto. Già c'erano rapporti da tempo con l'Università di Trento  e partì l'idea di costruire alloggi per i più bisognosi. A quattro anni di distanza i responsabili dell'Università Cattolina cilena hanno fatto un bilancio e raccontato le storie di alcune famiglie. Eccolo. 

“Per tutte le persone, il maggior desiderio è contare con una casa propria e soprattutto quando questo sogno, per differenti ragioni, è svanito. Questo è quanto è successo ad un numero importante di famiglie di Villarrica che hanno visto il loro sogno perdersi dalla notte alla mattina in quel 27 febbraio 2010. Le famiglie hanno vissuto pene ed amarezze, in special modo quelle con minori risorse economiche, anziani, infermi e famiglie con molti bambini.

Il progetto consisteva nella costruzione di un certo numero di alloggi per le famiglie danneggiate dal terremoto nella zona lacustre. Il sisma ha colpito Villarrica con un’intensità del settimo grado della scala Richter, causando panico, desolazione e morte. Alla consegna degli alloggi, abbiamo visitato le famiglie per conoscere la loro situazione, come avevano cambiato la loro vita in questi anni. Abbiamo avuto l’opportunità di conversare con alcuni anziani e giovani casalinghe, che hanno perso tutto, come la signora Florencia, il signor Guillermo, le signore Eva, Claudia e Lidia. Alcune di loro si sono prese in carico i propri nipoti e altre hanno ricominciato a lavorare.

Il caso della signora Florencia Campos, che, con l’appoggio di suo figlio, è riuscita ad ottenere un nuovo alloggio:«Non ho mai pensato che avrei avuto di nuovo una casa: dalla notte alla mattina abbia perso tutto. L’Università cattolica è stata la principale artefice per consentirmi di avere di nuovo una casetta e ringrazio anche la comunità di Trento, che ha aiutato noi che siamo gente con poche risorse economiche. Casa mia adesso è un gioiellino, calda ed accogliente». Bisogna segnalare che l’impresa costruttrice, MADMAS, che aveva in carico il progetto, ha dovuto ridisegnare la casa e darle un altro orientamento, già che il terreno era molto piccolo ed è riuscita ad adattare un modello appropriato e funzionale. L’alloggio si trova nel settore Vista Hermosa (Bella Vista), nella zona alta di Villarrica.

La casa di Claudia Reyes, che vive assieme a suo marito e due figli, è ubicata in via Saturnino Epulef, vicino alla ferrovia. Ci riceve nel suo alloggio molto accogliente e allegro, con giocattoli e quaderni, dove si nota l’allegria dei bambini. Abbiamo conversato con lei su come sia cambiata la sua vita dopo quel 27 febbraio. «Siamo stati veramente male, in una situazione molto complicata, prego Dio di non rivivere un’altra esperienza similare. Un giorno sono entrate nella nostra vita delle persone dell’Università che sapevano della nostra situazione, ci hanno informato sul progetto e della possibilità di ritornare ad avere un alloggio, situazione impensata per tutti noi e lontana dalle nostre capacità. È stato meraviglioso, abbiamo visto quanto dovevamo fare e nel giro di un paio di mesi eravamo proprietari di un nuovo alloggio. L’università ci ha informati che questo era un progetto del governo della Provincia Autonoma di Trento, in Italia, destinato ad appoggiare la ricostruzione per le famiglie più colpite dal terremoto. Grazie all’appoggio economico oggi abbiamo la nostra casa. Sono passati gli anni e siamo felici e molto riconoscenti verso chi ha reso possibile tutto ciò».

In questo processo di ricostruzione abbiamo conosciuto Lidia Chavez, una giovane madre, che stava vivendo una situazione realmente triste e difficile. Lei casalinga, madre di tre figli piccoli, il minore con disabilità motoria, il marito con la pensione di invalidità, che non poteva quasi lavorare per ragioni di salute. Sono andati a vivere in un magazzino per diversi mesi, senza le minime condizioni di igiene. «Le nostre vite hanno avuto una svolta di 360 gradi, abbiamo la nostra casa, era il nostro sogno; la nostra felicità è al massimo. Abbiamo le camerette per i bambini, abbiamo il bagno privato all’interno dell’alloggio, la cucina, il nostro sogno è diventato realtà grazie a quegli angioletti che sono entrati nella nostra vita. Con la consegna della nostra casa abbiamo avuto anche un lavoro, che ci aiuta nel sostentamento familiare ed i miei figli si comportano molto bene a scuola, ed il maggiore ha vinto un notebook, sempre dalla scuola. Grazie a Trento, che hanno pensato a noi che avevamo perso tutto e che, pensavano di non riuscire più a risollevarci, e grazie all’Università Cattolica per averci sempre appoggiato. Abbiamo ricostruito le nostre vite».

 

  

  23 Dicembre 2014
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