Sud Sudan, da ospedale di guerra a ospedale di pace

Dove un tempo si curavano i soldati feriti ora si ospitano le donne in gravidanza, si curano i malati, si eseguono operazioni: è l’ospedale di Wau nel Sud Sudan.

di Manuela Rossi

Quelle mura hanno visto le atrocità della guerra sugli uomini: soldati feriti, corpi martoriati dalla ferocia di un conflitto durato 50 anni e che non è mai definitivamente terminato. Dopo il fronte aperto con il Sudan, l’indipendenza raggiunta nel 2011, in Sud Sudan si è aperto il fronte di una guerra civile, per ora solo sopita sotto un fragile accordo di pace.

L’ospedale cattolico, requisito dai militari nel 1958, è tornato in mano alla diocesi di Wau, capitale nella regione di Bahr el Gazal nel 2008 ed è rinato, dopo la ristrutturazione e l’ampliamento, come ospedale civile, dove non si fa distinzione di etnia. Ci si impegna a garantire la vita e a salvare le persone.

Wau conta circa 300mila abitanti, formata dalla coesistenza di diverse etnie, confluite in città negli anni per ragioni di sicurezza. La città fu anche l’epicentro di sanguinosi scontri e i segni della guerra sono ancora ben visibili: vi sono famiglie che vivono in condizioni di estrema povertà e prive di abitazioni e vanno aumentando i bambini di strada. La popolazione del Sud Sudan, tra le più giovani del mondo, sta aumentando in fretta per l’alto numero di nascite, ma la copertura sanitaria è del tutto inadeguata. La città di Wau e il territorio circostante non fanno eccezione. Anche qui il bisogno sanitario, come altre emergenze che colpiscono il Paese, è cronico.

I lavori di ristrutturazione e ampliamento del nosocomio sono iniziati nel 2010 e sono stati suddivisi in tre fasi. Nella prima fase si è costituito un servizio sanitario serio e accessibile e sono state completate le coperture dei reparti di chirurgia, sale operatorie, lavanderia e spogliatoi del personale. Nella seconda fase sono state completate le coperture dei magazzini e laboratorio manutenzione e dei reparti di maternità, pediatria e isolamento-infettivi.

Nell’ultima fase sono state terminate le coperture dei reparti di medicina, laboratorio e reparto degenti a pagamento e della struttura che ospita il medico di guardia.

L’immediata aperture di alcuni reparti, subito dopo le prime fasi dei lavori, ha permesso alla popolazione di accedere ai servizi offerti, così da limitare le attese per le prestazioni sanitarie. Si è potuto, ad esempio per il reparto di maternità, seguire le gravidanze e i parti nella massima sicurezza evitando difficoltà e complicazioni che avrebbero potuto portare anche alla morte delle madri e dei nascituri.

Il complesso ospedaliero dispone di 100 posti letto per i degenti, oltre ad assicurare una adeguata capacità ricettiva per il day hospital. L’ospedale è anche la struttura di riferimento per il tirocinio pratico degli studenti infermieri dell’Istituto di formazione sanitaria di Wau.

Anche se appena ultimato, l’ospedale abbisogna di una continua manutenzione, perché il Sud Sudan ha un clima veramente estremo e purtroppo le strutture (anche se costruite con molta cura) tendono a rovinarsi presto.

L’ospedale è una risorsa per la popolazione della Città di Wau e dintorni, perché è una struttura sanitaria di buon livello ma soprattutto è una struttura aperta ai più bisognosi che, altrimenti, non avrebbero praticamente la possibilità di essere curati. Il progetto è stato apprezzato da tutti con molto entusiasmo come ha dimostrato la continua crescita del numero di pazienti ad ospedale non ancora a pieno regime. Vi sono stati 3.965 ricoveri, di cui la maggior parte per maternità, mentre i servizi ambulatoriali hanno curato 45.830 malati, di cui 14.199 bambini sotto i 5 anni; sono state anche effettuate 6.810 visite prenatali.

L’ospedale di Wau è diretto da suor Maria Martinelli, missionaria trentina, che ha maturato una lunga esperienza nel campo sanitario come medico-chirurgo, in Africa, dal Ciad all’Uganda, all’Etiopia. La struttura è costata poco più di 311mila euro ed è stata anche in parte finanziata dall’Opera diocesana per la Pastorale Missionaria di Trento.

Dunque: dalla guerra alla vita in un luogo di speranza.

Nella galleria qui sotto si alternano foto prima e dopo la ristrutturazione.

  07 Luglio 2015
Centro per la Cooperazione Internazionale
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