La scelta di Daniela

La scelta di Daniela

Da Tione al Perù per dedicarsi completamente ai disabili, una scelta di vita difficile ma appagante, dice. Loris Cherchi è andato a farle visita e a visitare il Centro nell’Encañada in Cajamarca, nel nord del Perù, lontano dalle comodità, un po' isolato, in una zona molto povera.

La scelta di Daniela

di Loris Cherchi

 Daniela Salvaterra è un’infermiera di Tione che ha lasciato il suo lavoro in un ospedale della nostra provincia per fare la volontaria con Operazione Mato Grosso, a 40 minuti da Cajamarca, in Perù. Su suggerimento del parroco italiano padre Alessandro Facchini, otto anni fa, ha accettato di prendersi cura e ospitare i disabili, altrimenti abbandonati a sé stessi e per nulla seguiti in quel contesto. La prima di loro fu Blanca, che per l’artrite reumatoide soffriva terribilmente. Vive su una sedia a rotelle, porta addosso i segni della malattia che avanza, non essendo stata curata nella fase iniziale come dovuto. Stupisce la sua capacità di apprendimento, infatti capisce l’italiano. Senza volerlo sono arrivati altri minori disabili o orfani, da varie zone del Paese tanto che sono circa 62 i casi gravi di cui ci si prende cura a partire dalle cinque del mattino, offrendo loro assistenza medica, fisioterapia, scolarizzazione e affetto.

Enrico Rigosa di Operazione Mato Grosso ha definito la realtà di “Casa Madre Teresa†― un lazzaretto ― e, sulle prime, è vero che l’impatto iniziale è forte, ma poi la delicatezza e la cura con cui le persone vengono seguite e i passi che con loro si riesce a fare, portano a comprendere meglio il senso. La storia clinica e personale di ciascuno sono sempre tenute presenti e si cerca di aiutare ciascuno a migliorare e crescere, diventando protagonisti del proprio recupero. Molto importante è l’interazione con le altre attività di Operazione Mato Grosso, nell’Encañada di Cajamarca: dalla scuola materna a quella elementare, all’oratorio, a un’esposizione di artigianato in città. Alcuni dei ragazzi più autonomi sono alloggiati per brevi periodi anche in alcune case, dove si occupano dell’allevamento di piccoli animali e orticoltura. Importante è anche l’operato di Marlene, un' infermiera peruviana, spalla di Daniela e delle altre operatrici, persone che appaiono poco ma lavorano tutto il giorno, contribuendo a dare serenità e affetto agli ospiti. Le mamme dei dintorni al mattino presto arrivano portando i loro figli, se feriti o bisognosi di una visita.

Tutti vengono accolti, se necessario portati in città, all’ospedale o da un pediatra, a nessuno viene chiesto a quale religione o chiesa appartengano. I bambini della casa Madre Teresa vengono portati a scuola con il pulmino e serve anche per altri innumerevoli spostamenti non essendoci, in zona, trasporto pubblico. Ci sono anche venti volontari italiani e due sacerdoti, impegnati in un contesto difficile per l’assenza pressoché totale di Stato e servizi. La gente del luogo fatica a credere che siano volontari senza uno stipendio fisso. L'oratorio, le scuole, i laboratori di falegnameria, mosaico e tessitura permettono di insegnare ai ragazzi una professione e, forse, un lavoro per il futuro. Dopo Casa Madre Teresa è stata costruita la nuova casa di accoglienza Giuseppe Cottolengo.

 

 

Con la nuova casa si allarga anche il campo degli interventi anche ai disabili anziani, coloro che hanno la sindrome di down e altre patologie. L'associazione trentina Terre Comuni e l’equipe di Daniela Salvaterra hanno cercato di dare una prima risposta, dando ospitalità a chi viene abbandonanto o finisce ai margini della società. Questa sfida dell’handicap, tentativo unico in Perù, provocherà, a lungo termine un diverso atteggiamento culturale, un approccio migliore nei confronti dei bambini diversamente abili. “Pobrecito es infermito†(povero e ammalato)si dice comunemente di loro, lasciandoli chiusi in casa, in un Paese che non prevede aiuti, servizi socio-sanitari, né l’abbattimento delle barriere architettoniche. Daniela ha fatto la sua scelta: stare con i più deboli e indifesi!

 

 

 

 

 

 

 

  26 Febbraio 2015
Centro per la Cooperazione Internazionale
Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani
Osservatorio balcani e caucaso