Fenomeno globalizzazione

A Cuba si è da poco concluso un programma durato oltre un decennio elaborato dal governo e dalle Nazioni Unite per promuovere lo “sviluppo umano locale”: ne parliamo con Vivian Rodi Pérez, docente di Economia Internazionale presso l’Università de La Habana, a Trento per prendere parte alla Summer School “Comunità e sviluppo locale: costruire strategie di cambiamento per il territorio", promossa da Centro per la Formazione alla Solidarietà Internazionale, OCSE LEED, Federazione Trentina della Cooperazione e Università EAFIT di Medellìn.

di Francesca Zeni

Lei è docente di Economia Internazionale presso l’Università de La Habana e collabora con il Centro di Ricerca sull’Economia Internazionale di Cuba. Quali sono i suoi principali settori di studio e di ricerca?

Gli ambiti di cui mi occupo riguardano la cooperazione allo sviluppo e lo sviluppo locale. Anche il Centro di Ricerca sull’Economia Internazionale fa capo all’Università de La Habana, è un ente che ha lo scopo di contribuire allo sviluppo del paese, anche attraverso collaborazioni internazionali, e di rafforzare le politiche nazionali attraverso progetti di ricerca su sviluppo economico e globalizzazione, ma in un’ottica di sostenibilità.

Negli ultimi mesi Cuba ha sperimentato cambi e aperture importanti: quale tipo di sviluppo può derivare dall’incontro con il fenomeno della globalizzazione?

La globalizzazione è un processo in cui tutti i paesi, non solo Cuba, devono trovare il modo più adatto per inserirsi. La dimensione di interdipendenza globale è assodata, nessuno può pensare di rimanerne fuori. Va invece trovata la modalità che più consenta di valorizzare i lati positivi del fenomeno della globalizzazione. Lo Stato può ad esempio sviluppare nuove potenzialità attraverso la maggiore interrelazione tra i paesi sul piano internazionale, e può di conseguenza attuare nuove politiche pubbliche. Se ci si accosta con tale consapevolezza, credo che la globalizzazione a Cuba possa avere un impatto positivo.

CunaInternoGrande

A Cuba è stato realizzato un lungo programma legato allo “sviluppo umano locale”: può descrivere di cosa si tratta, quali obiettivi ha raggiunto e come sta proseguendo?

Il Programma di Sviluppo Umano Locale durò 14 anni, dal 1998 al 2012, e venne concertato tra ONU e Cuba per rafforzare i progetti di cooperazione internazionale interessati a sostenere le autorità nazionali e locali cubane nel promuovere lo sviluppo umano locale, sia attraverso il riferimento agli Obiettivi del Millennio sia appoggiando alcuni prioritari processi di sviluppo locale: la decentralizzazione tecnico-amministrativa, lo sviluppo economico locale, il rafforzamento della sostenibilità e della qualità dei servizi sociali di base e la parità di genere. Furono seguite linee di lavoro specifiche, come l’appoggio a programmi su sicurezza alimentare, conservazione delle risorse ambientali e uso di energia proveniente da fonti rinnovabili, attenzione ai gruppi più vulnerabili, uso razionale delle risorse idriche, rafforzamento di una progettazione inclusiva e partecipazione della comunità. La modalità in cui il Programma veniva applicato sul territorio veniva infatti concordata con gli attori locali attraverso la valorizzazione di metodologie partecipative. Nel corso della sua realizzazione, il Programma ha contribuito ad arricchire i territori di numerose competenze, anche grazie ad un florido scambio di esperienze con forme diverse di cooperazione internazionale: gli attori in gioco sono stati molti, appartenenti ai diversi mondi della cooperazione multilaterale, bilaterale e decentrata. A questo programma, terminato nel 2012, è seguito nel 2014 un ulteriore percorso pensato congiuntamente dal governo di Cuba e dalle Nazioni Unite, che ha ereditato le lezioni apprese dal programma precedente attualizzando il tema dello sviluppo umano locale e continuando a svilupparlo nei territori e con i territori.

Quale forma di cooperazione internazionale (multilaterale, bilaterale, decentrata) si è rivelata più adatta nello svolgimento del Programma di Sviluppo Umano Locale?

La forza dell’esperienza è stata l’articolazione di tutte e tre le forme di cooperazione internazionale, ed il conseguente coinvolgimento di attori appartenenti ad organismi internazionali, ai governi e alla società civile, che hanno modi diversi di fare cooperazione e di pensare la cooperazione internazionale. Un grande valore è stato però rappresentato proprio dall’aver sostenuto l’ingresso della cooperazione decentrata in un programma organizzato dal governo e dalle Nazioni Unite: il contatto diretto della gente con realtà omologhe di parti diverse del mondo, la conoscenza di esperienze differenti, la condivisione di competenze e di modi più o meno comuni di rispondere alle esigenze e ai bisogni è stata sicuramente una cosa importante.

 

  28 Agosto 2015
Centro per la Cooperazione Internazionale
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Osservatorio balcani e caucaso