Disorganizzazione e improvvisazione nei soccorsi

Disorganizzazione e improvvisazione nei soccorsi

Renu Sharma è presidente della Women’s Foundation of Nepal e ha organizzato la prima manifestazione di donne per le vie di Kathmandu contro la violenza. Ora deve affrontare l’emergenza terremoto. Ma già parla di disorganizzazione e improvvisazione. Con gli approfittatori già all'opera e gang vere e proprie che compiono razzie. Molti villaggi non hanno ancora visto un solo operatore umanitario.

di Renu Sharma

Le donne dell’associazione Women’s Foundation di Kathmandu hanno inviato un convoglio di autocarri di aiuti da distribuire ai terremotati di tre villaggi a nord e ad est di Kathmandu nei Distretti Karve e Sindhupalchowk. 1200 persone hanno fatto lunghe file per ricevere riso, lenticchie, coperte e tende. Il nostro team aveva contattato i capi dei villaggio per capire esattamente la situazione e si è deciso di intervenire velocemente. Molti villaggi non hanno ancora visto operatori umanitari, sia del governo sia

delle ONG, e non hanno ricevuto aiuti. Le donne, i bambini e gli anziani sentono in modo particolare il peso della sofferenza. I sopravvissuti sono particolarmente vulnerabili. Non hanno vestiti per cambiarsi e acqua per lavarsi. Una donna vedova, provava vergogna della sua condizione di terremotata e, seppure perdesse sangue, si è avvolta in un telo per chiedere cibo. I suoi figli sono troppo piccoli per mettersi in fila e lei ha superato l’imbarazzo pur di procurare cibo ai figli. I bambini, purtroppo, mostrano i primi segni di disidratazione, diarrea e forti raffreddori. Stessa situazione per gli anziani, troppo deboli per poter reagire di fronte a questa catastrofe.

Il governo nepalese è inesistente. Non c'è stato alcun coordinamento per la distribuzione degli aiuti umanitari. La polizia si è dimostrata finora incapace ad affrontare le folle indisciplinate in cerca di cibo, come pure le bande di persone che cercano di fare razzie. Particolarmente difficili da raggiungere sono le zone e i villaggi investiti dalla frana, anche per i ripidi fianchi delle montagne e vie di comunicazioni distrutte. Le case in questi luoghi sono crollate, i beni di queste persone, tra cui gli abiti caldi e coperte, vasi e contenitori per trasportare l'acqua o per cucinare il cibo, sono finiti sepolti sotto tonnellate di macerie. E dormono all’aperto.

Alcuni gruppi, che cercano di portare aiuto, in realtà stanno contribuendo a creare ancora maggiori problemi nei soccorsi. Perché non hanno pianificato le loro attività e non sanno che cosa fare. E portano cibi istantanei che apportano scarse calorie e proteine.

Si stanno anche formando delle gang che cercano di approfittare degli aiuti umanitari.

  04 Maggio 2015
Centro per la Cooperazione Internazionale
Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani
Osservatorio balcani e caucaso