"Da 25 anni aspettavamo la nuova legge". Il Trentino ha una grande chance

"Da 25 anni aspettavamo la nuova legge". Il Trentino ha una grande chance

Parla il vice ministro agli esteri e alla cooperazione internazionale, Lapo Pistelli: "Il Trentino volendo potrà anche continuare a svolgere in autonomia i propri programmi, comunicandoli alla Farnesina. Noi tentiamo, però, di fare una cosa in più: per costruire progetti più grandi, più importanti e soprattutto più utili ed efficaci per le popolazioni partner".  

Viceministro Pistelli, vuole accennare ai prossimi passi del ministero dopo l’approvazione della nuova legge sulla cooperazione internazionale?

L’approvazione della nuova legge è un traguardo importante per la cooperazione italiana che aspettava da più di 25 anni questa riforma. Essa è frutto di un lavoro di squadra tra governo, parlamento e la società civile in tutte le sue articolazioni. L’iter parlamentare ha visto la convergenza sostanziale di tutti i gruppi politici. Ciò ha contribuito a conferire un valore politico trasversale a questa riforma legislativo destinata a traghettare la nostra cooperazione nel nuovo millennio. Stiamo completando i primi atti regolamentari necessari: il decreto per istituire il Consiglio nazionale della cooperazione, lo Statuto dell’Agenzia, alcune modifiche del regolamento interno del Ministero. Contiamo di rispettare i tempi previsti in legge, di avere lo Statuto in vigore entro febbraio, di convocare in quei mesi il primo Consiglio Nazionale e iniziare a discutere del primo Documento strategico triennale che sarà approvato dal Comitato Interministeriale della Cooperazione, presieduto dal Presidente del Consiglio dei Ministri

Nell’ambito della nuova legge che funzione hanno le Regioni?

Le Regioni, i Comuni e le province autonome sono gli strumenti del partenariato territoriale, una caratteristica italiana che segna una cifra particolare della nostra cooperazione, un approccio interessante perché privilegia il contatto diretto tra comunità, la dimensione sociopolitica più propria del cittadino e la partecipazione. Al partenariato territoriale sono dedicati diversi articoli, se ne riconosce il valore e la specificità e Regioni e Comuni sono adeguatamente rappresentati nel Consiglio nazionale della cooperazione e nel Comitato interministeriale. Quello che la legge cerca di fare è superare alcuni limiti del partenariato (la frammentazione degli interventi, l'individuazione di priorità non sempre in linea con quelle internazionali e nazionali) stabilendo uno scambio di informazione con il Ministero degli Esteri e assicurando una regia strategica a livello nazionale. 

Il Trentino è stato apripista nel campo della cooperazione internazionale. Il ruolo della Provincia di Trento sarà ora subalterno alla futura Agenzia o potrà avere una sua autonomia? E di che tipo?

Subalterno? Non mi sembra un’espressione corretta sia considerando la forma e la sostanza della legge, sia tenendo conto del dettato costituzionale e dell’articolazione complessiva dei rapporti tra lo stato centrale e le regioni. L'Agenzia è uno strumento moderno e agile di implementazione dei programmi di cooperazione. Grazie alla attività sua e alle potenzialità della Cassa Depositi e Prestiti contiamo di raccogliere maggiori risorse da soggetti privati e da istituzioni europee e internazionali. Inoltre avremo un contingente di persone professionalmente dedicate alla cooperazione allo sviluppo del 2000, una struttura che si offre di aiutare, sostenere e valorizzare le iniziative territoriali, garantendo la giusta "visibility" e capacità di proposta ai soggetti istituzionali (Ministeri, Regioni o province autonome) ma affiancando economie di scala, coerenza con le politiche generali e con altre iniziative, possibilità di affiancare i fondi pubblici con ulteriori risorse.  Dal Trentino e dal partenariato territoriale avremo da imparare. Soprattutto rimarrà questo l'ambito privilegiato per coinvolgere e sostenere la rete di associazioni no profit piccole e medie che a livello nazionale saranno chiamate a coordinarsi e consorziarsi ma che a livello territoriale possono mantenere la loro identità.

 Torniamo alla domanda precedente. Nella legge pare che ogni iniziativa in campo  internazionale della Provincia di Trento dovrà essere autorizzata dall’Agenzia. Sarà un  coordinamento di massima oppure dovrà essere concordata ogni iniziativa, dalla solidarietà  alla cooperazione, alle emergenze?

 Sarà il Comitato congiunto, costituito da Viceministro, direttore della Dgcs e direttore dell'Agenzia, a  dare un parere sulle iniziative di partenariato territoriale. Nella procedura che si affermerà avremo  l'intelligenza politica e la flessibilità normativa per evitare singole autorizzazioni per ogni iniziativa di  tutti gli enti territoriali italiani! Quello che a noi interessa è mantenere coerenza e coordinamento alla  cooperazione internazionale italiana, in particolare quando si tratti di rapporti con altri Stati sovrani e  non con enti territoriali nei paesi partner, e potenziare l'impatto sociale e di sviluppo della nostra  azione. D'altra parte, si tratta di applicare i principi di Busan sull'efficacia dell'aiuto. Mi permetta di  insistere su un concetto: il Trentino volendo potrà anche continuare a svolgere in autonomia i propri programmi, comunicandoli alla Farnesina. Noi tentiamo, però, di fare una cosa in più: se il Trentino ha un programma di cooperazione pluriennale, il Comitato congiunto del Ministero gli dà un parere positivo, perché non affiancare l'Agenzia italiana alle strutture territoriali nell'implementazione, come consulenza, come facilitatrice nei rapporti e soprattutto per costruire progetti più grandi, più importanti e soprattutto più utili ed efficaci per le popolazioni partner? Non c'è alcuna subordinazione, c'è una opportunità da cogliere per chi saprà aprirsi al cambiamento.

Quando sarà costituita la nuova Agenzia?

Come dicevo stiamo scrivendo lo Statuto e i regolamenti attuativi, nel nuovo anno ci sarà il direttore, inizierà un periodo transitorio e da settembre la struttura dovrà essere operativa.

Nella legge si sottolinea anche il nuovo ruolo del no profit, come si potrà delineare il loro l’intervento?

Non c'è cooperazione allo sviluppo senza società civile e no profit. Quello delle associazioni non governative e in generale del no profit rimane un ruolo centrale. Saranno soprattutto loro che tradurranno in  progetti e in lavoro le linee politiche, i bandi che saranno predisposti, le strategie che la politica indicherà. Abbiamo inoltre istituito un piccolo Consiglio nazionale della cooperazione, senza spendere un euro, che riunisce ministeri, aziende e tutto il mondo del no-profit, dalle Ong alla finanza etica, dalle fondazioni private al commercio equo e solidale, e in cui si avrà la possibilità di discutere e avanzare proposte sull'azione di cooperazione italiana. Infine
prevederemo che il dialogo strutturato con gli stakeholder, come in Europa, continui con l'Agenzia e abbiamo anche istituzionalizzato una Conferenza pubblica nazionale triennale sulla scorta dell'ottima esperienza del 2012.

Nel 2015 si prevede uno 0,5 e uno 0,7 a regime del Pil per gli interventi in campo internazionale. Con la crisi, sarà possibile rispettare questo obiettivo?

Per l’Italia sarà particolarmente difficile ma partiamo da una certezza e alcune buone notizie. La certezza è che la quota di aiuto pubblico allo sviluppo in questi anni di crisi non è diminuita anzi è aumentata, rispettando per quanto possibile il percorso di riallineamento agli obiettivi internazionali che abbiamo consacrato nella legge. Venivamo da decenni tremendi in cui gli stanziamenti per la ex legge 49 erano stati addirittura dimezzati da un anno all’altro! Trovare anche in questa finanziaria un aumento dell’investimento dell’Italia sulla cooperazione non è poco. Le buone notizie sono che ora abbiamo due strumenti: l’Agenzia e la Cassa depositi  prestiti. Da una parte l’Agenzia dovrà aiutarci a mettere insieme, coordinare e valorizzare le tante iniziative che, a livello nazionale e locale, concorrono a formare l’effettivo aiuto pubblico allo sviluppo del nostro Paese. Dall’altra sempre l’Agenzia con l’aiuto della Cassa, la nostra “banca per lo sviluppoâ€, dovrà recuperare risorse dal mondo privato, costruire partnership e nuove iniziative e soprattutto recuperare risorse europee che fino ad ora non riuscivamo ad intercettare.

Avete già definito le aree e i temi prioritari di intervento?

A nuovi strumenti, nuove procedure, nuove architetture dovrà corrispondere una nuova capacità di delineare la visione italiana della cooperazione allo sviluppo. Sappiamo che per avere un aiuto più efficace e in linea con le guidelines nazionali siamo chiamati a  concentrare il nostro sforzo su pochi Paesi e su quelli in cui maggiore è il nostro valore aggiunto. Si tratta di un’azione di selezione che continueremo a fare e che privilegerà l’Africa subsahariana e il Mediterraneo. D’altra parte sta sempre più venendo fuori una specializzazione italiana in alcuni settori: la salute, le migrazioni, l’agricoltura e il tema della sicurezza alimentare, l’eguaglianza di genere. Tuttavia questi temi e l’intera strategia faranno parte di una discussione pubblica che, a a partire dal nuovo anno,  porteremo avanti nel Consiglio nazionale della cooperazione, in Parlamento e nel Governo e che finalmente dovrà dare alla cooperazione stessa quel ruolo politico di “parte integrante e qualificante della politica estera italiana†che abbiamo inteso rafforzare con la riforma.

 

  08 Gennaio 2015
Centro per la Cooperazione Internazionale
Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani
Osservatorio balcani e caucaso