Criolo, dalle favelas alle hit parade

Criolo, dalle favelas alle hit parade

Vent'anni di carriera per dare voce a chi non ce l'ha. Nato a San Paolo nel '75 l'artista ha fatto della poetica militanza coi diseredati la base del suo lavoro. Che gli è valso molti premi importanti, le chiamate di Veloso, Chico Buarque, Milton Nascimiento, Spike Lee. E una fama crescente anche in Europa. Il tour per l'ultimo disco: "Convoque seu Buda".

Nato nel 1975 a Sao Paulo, figlio di emigranti del Nordeste, una delle zone più povere del Brasile, Kleber Cavalcante Gomes meglio noto come Criolo ha vissuto l’infanzia nella favela paulista di Grajaù, in una baracca all’estremo margine sud della megalopoli. La vita per lui ha preso inizio da una baracca senza acqua corrente e con il pavimento di fango, l’altra faccia del Brasile, un ambiente urbano difficile che ha tuttavia permesso a Criolo di affinare forte un senso di comunità che custodisce ancora in modo molto chiaro.

Una splendida, durissima favola la sua che l’ha visto affermarsi grazie ad un talento e una determinazione rari ma soprattutto al legame profondo con la gente del suo bairro e gli amici musicisti. Un incontro fra rap e canzone brasiliana che rilancia la militanza sociale dell'artista coniugando alla pari grande creatività e impegno. Visione evocata anche nelle foto di Criolo che, ambientate fra rovine industriali, ferrovie abbandonate, strade remote, camion, luoghi di lavoro e paesaggi dimenticati, rimandano ai problemi di ingiustizia sociale e miseria che ancora gravano sul Brasile malgrado il nuovo rango di potenza economica.

Nei suoi dischi racconta la storia di una periferia urbana, quella di San Paolo, affollata di storie ai margini dilaniate dall’ingiustizia sociale, dove la vita è lotta per la sopravvivenza. In canzoni come “Cartão de Visita†guardiamo con gli occhi di un povero lavoratore che serve alle feste di lusso, in “Plano de Voo†emerge la lotta dei bambini di strada, e in “Casa de Papelão†incontriamo una senzatetto tossica di crack.

“Dopo il successo di ‘Nò na orelha’ mi ero detto che avrei dovuto scrivere un altro album per non vomitare ogni giorno tutta la rabbia che ho dentroâ€. È nato così “Convoque seu Budaâ€, altro album concentrato di rap e ritmi sudamericani, in cui si parla di Budda, delle difficoltà di vivere in un posto “dove non hai mai la certezza che la sera troverai qualcosa da mangiare nel piatto, ed è necessario restare equilibrati: per raccontare questo scempio e per dire a chi ci governa che non smetteremo mai di sognare un mondo miglioreâ€, ha scritto l’artista brasiliano. 

  04 Agosto 2015
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