Colombia: i popoli indigeni, chiave per la pace

Un carnevale di colori è sfilato per il centro storico di Bogotà domenica 9 agosto, con 180 artisti e carri allegorici che hanno mostrato il volto pluriculturale della capitale colombiana in occasione del suo 477 compleanno di nascita. Il carro allegorico di Bosa ha scelto il tema dell’acqua con lo slogan “l’acqua vale più dell’oroâ€, per rivendicare un diritto negato in una zona periferica del sud spesso vittima di inondazioni. Quello della zona “Puente Aranda†fa ballare con percussioni e musica rap giovanile. Il carro del festival “Negros y Blancos†proviene da Pasto (frontiera con Ecuador) dove la cultura quechua-contadina ricorda il cuore indigeno di questi popoli.

di Cristiano Morsolin

Debito storico ed esclusione dei popoli indigeni

Anche i popoli indigeni si sono radunati a Bogotà, sono 18.000 rappresentanti di 32 popoli (su un totale di 102 gruppi etnici a livello nazionale), che hanno celebrato la Giornata Mondiale dei Popoli indigeni, con i colori e le tradizioni dei popoli Mhuysqa, Ambika Pijao, Kichwa, Inga Katio, Embera, Wayuu, Arhuaco, Kankuamos, Coreguaje.

È una data triste, dove i popoli indigeni continuano a subire le conseguenze e i danni del conflitto armato che si trascina da 60 anni, sradicati dalle loro terre ancestrali, vittime del desplazamiento forzato, l’espulsione a causa della guerra.

Circa 36 popoli indigeni dell’Amazzonia colombiana desiderano apportare nuove idee al Governo di Juan Manuel Santos per consolidare la tanto ambita pace, non solo con la guerriglia delle FARC, che il popolo colombiano chiede da più di 50 anni.

Il documento è stato presentato durante il sesto Congresso dei Popoli Indigeni realizzato nella città di Villavicencio (centro colombiano) il 19 maggio 2015.

“Rendere visibili le condizioni nella quale vivono gli indigeni e sviluppare un documento dei nostri contributi e delle nostre esigenze nella costruzione della pace è parte del nostro obbiettivoâ€, ha assicurato il portavoce dell’Organización de los Pueblos Indígenas de la Amazonia Colombiana (Opiac), Henrry Cabria Medina.

La Opiac è un’organizzazione che cerca di promuovere, sviluppare e stimolare meccanismi per l’interazione dei popoli e organizzazioni originarie dell’Amazzonia Colombiana, articolando processi con lo Stato e con le ONG nazionali e internazionali.

Il rappresentante in Colombia dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti Umani, Todd Howland ha ricordato che “la costruzione della pace deve avvenire con la partecipazione dei popoli indigeni, attraverso il rispetto e il riconoscimento delle sue culture, tradizioni e conoscenze. Sia lo Stato che la società colombiana devono proteggere e garantire i loro diritti, diffondendo l’orgoglio delle culture ancestraliâ€. Todd ha aggiunto che “la stereopatizzazione-stigmatizzazione e i tentativi di colpire i popoli indigeni sono frequenti e quindi bisogna rispettare le autorità indigene como riconosciuto dalla Costituzione del 1991 e sanare questo debito storicoâ€.

Diseguaglienze e conflitto

La grave crisi umanitaria che attanaglia la Colombia dove si stima una preoccupante cifra di 7 milioni di vittime su una popolazione generale di 42 milioni di abitanti, colpisce vasti settori, l’infanzia e adolescenza e anche gli afrodiscendenti della costa pacifica.

Sara Oviedo, Vice Presidente del Comitato ONU sui diritti dell’infanzia, ha usato parole importanti, espresse nella sua recente visita in Colombia di fine aprile (raccontata da Unimondo), che si trova ad affrontare il fenomeno dei bambini soldato. “Dobbiamo sradicare tutte le forme di violenza contro l’infanzia, lo sfruttamento sessuale, la violenza domestica, il reclutamento forzato da parte dei gruppi armati illegali, perché sono la causa della morte di tre bambini ogni giorno in Colombia. Esiste una pessima distribuzione della ricchezza che divide la maggioranza dei lavoratori dai padroni dei mezzi di produzione. In questo modo si rendono vulnerabili anche i diritti dei bambini e adolescenti a causa di una cultura purtroppo diffusa in Colombia che accetta la divisione tra ricchi e poveri e il mondo politico mantiene questo sistema di esclusioneâ€. La Colombia rappresenta uno dei primi paesi al mondo per disuguaglianza sociale e a pagarne maggiormente le spese sono proprio i bambini.

“La regione colombiana del Pacifico continua ad attraversare un conflitto sociale profondo†scrivono preoccupati i Vescovi di Istmina-Tadó, Quibdó, Guapi, Tumaco, Buenaventura, Apartado e Cali in un loro messaggio intitolato “La pace è possibile, urgente, necessariaâ€.

Bogotà2

Nel testo descrivono la dura realtà di questa regione: “le necessità di base insoddisfatte, l'alto tasso di povertà economica, la crisi dei diritti umaniâ€. “La mancanza di accesso alla salute, all'istruzione, ad un alloggio degno, ai servizi igienici di base, al lavoro e agli incentivi per lo sviluppo dei contadini e dei settori popolari, hanno configurato una società civile emarginata e impoverita, che chiede giustizia e di essere liberata da flagelli come lo spostamento forzato, il confinamento, la persecuzione nel proprio territorio, il narcotraffico, l’estrazione mineraria illegale e l'estorsione. Questo panorama di sofferenza è aggravato dalla presenza costante di gruppi armati che fanno del Pacifico uno scenario di guerra, nel quale gli abitanti sono vittime degli scontri armati e di costanti minacce".

Di fronte a questa situazione, i Vescovi richiamano: “la volontà di pace di tutti i settori deve essere ferma, autentica e perseveranteâ€, quindi propongono alcuni impegni precisi. Al Governo nazionale raccomandano: “il dialogo deve continuare e non si deve cedere alle pressioni che suggeriscono la via militare come unica soluzione al conflitto armato. È assolutamente importante superare il conflitto armato risolvendo il conflitto socialeâ€. Quindi “la società civile colombiana deve fare una decisa opzione per la pace. Nessun argomento deve giustificare la guerra come cammino normale per un popoloâ€.

A inizio aprile 2015, quasi un milione di colombiani hanno marciato in appoggio ai Diálogos de Paz che mantengono il Governo del presidente Juan Manuel Santos e le Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia-Ejército del Pueblo (FARC-EP) a La Habana, che Unimondo ha seguito con attenzione.

Cristiano Morsolin, esperto di diritti umani, vive in America Latina dal 2001

Fonte: Unimondo

  17 Agosto 2015
Centro per la Cooperazione Internazionale
Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani
Osservatorio balcani e caucaso