Brasile, a San Leopoldo non ci sono più ragazzi di strada

Brasile, a San Leopoldo non ci sono più ragazzi di strada

L’Associazione Meninos e Meninas de Progresso aveva sede in mezzo a una favelas. Tra rifiuti, droga, alcol e prostituzione. Ora non vi sono più bambini che vivono in strada, al posto della favelas vi sono le case. Ma l’assistenza ai bambini continua più di prima, anche grazie all’aiuto dell’associazione Amici di Villa S.Ignazio di Trento.

di Fabio Bernardo da Silva

Sono il direttore dell’Associazione Meninos e Meninas de Progresso di San Leopoldo in Brasile. Quindici anni fa, quando siamo partiti con il servizio di assistenza ai bambini di strada, il nostro centro era in mezzo a una favelas. Le condizioni igieniche erano quasi inesistenti, gli uomini in maggioranza erano disoccupati o si arrangiavano in lavoretti occasionali. La droga era come un fiume in piena e sulle strade le donne si prostituivano in decine e decine. Molte di queste donne avevano l’aids, le case erano delle baracche malconce.

Ora la situazione è cambiata. Gestiamo più centri in cui assistiamo bambini, adolescenti e le loro famiglie e i problemi maggiori sono il disagio e l’emarginazione. Oggi sono presenti nelle nostre strutture 250 bambini dai 5 ai 17 anni, accuditi e assistiti da 13 persone. Quasi tutti questi ragazzi hanno una famiglia alle spalle, ma spesso disastrata con drammi come la tossicodipendenza o l’alcolismo. Altri bambini hanno invece subito abusi sessuali, a volte dagli stessi genitori. Ragazzi che non sanno né leggere né scrivere. Il nostro lavoro è accoglierli, assieme anche alle loro famiglie, perché solo un lavoro completo e in profondità dentro il nucleo familiare può portare a risultati positivi.

Per raggiungere l’obiettivo operano, tra gli altri, nel nostro gruppo una pedagogista, delle assistenti sociali, una psicologa. Lo scopo è che questi ragazzi tornino a una vita normale, siano integrati nella società e possano costruire un loro futuro. I risultati sono concreti: il 93 per cento dei nostri ragazzi è stato promosso a scuola. Non dormono nei nostri centri, vengono la mattina e se ne vanno la sera: un servizio diurno di accoglienza e assistenza globale, anche sanitaria. Ci sono anche spazi dove possono giocare i bambini con le nostre assistenti. Ma occorre tenere presente che il nostro servizio è diverso da quello scolastico e degli insegnanti. A scuola si insegna a scrivere e a leggere, noi vogliamo insegnare a vivere con dignità: vogliamo far capire che la vita va vissuta e affrontata, anche nelle difficoltà. Questi sono bambini che hanno subito profondissimi traumi, che, se non superano i traumi, rimarranno per sempre con addosso profonde cicatrici nella loro personalità.

Non siamo soli. Presso il municipio c’è un’apposita commissione che aiuta i ragazzi, è la Commissione municipale dei bambini adolescenti (Comdedica). E lavoriamo anche con il Consiglio municipale per l’assistenza sociale. Insieme riusciamo a fare un buon lavoro. Finalmente si parla anche da noi di assistenza sociale.

Rispetto ad anni fa la situazione è ora cambiata. Non abbiamo più bambini che vivono per strada, 15 anni fa ce n’erano 124 bambini. E il nostro Centro era nella favelas di San Leopoldo. Ora anche la favelas non c’è più. Ma non sono scomparse le nuove e profonde ferite nella personalità di questi ragazzini.

Per far capire meglio il nostro lavoro porto alcuni esempi di ragazzi recuperati alla vita.

Rudinei viveva con i genitori tossicodipendenti. Suo padre è stato ucciso da uno spacciatore a 40 anni, a quel tempo il ragazzo aveva 10 anni. La madre, che continuava a drogarsi, lo ha portato al Centro, assieme alle sorelle del ragazzo. Dopo tre anni Rudinei è tornato a scuola, la famiglia è stata ricomposta, ha frequentato poi le scuole medie. La mamma ha pure smesso di drogarsi. Oggi, a distanza di 15 anni, quello che un tempo era un ragazzo destinato alla strada, ora lavora presso il nostro Centro, si occupa di manutenzione della struttura, ha una moglie e due figli. È la responsabilità legale anche per due suoi nipoti, rimasti orfani della madre, la sorella di Rudinei, morta di Aids. 

Jessica allora aveva 8 anni. La sua famiglia, compresi i fratelli erano tutti drogati. La bambina è venuta al centro portata dalla mamma, la quale, benché tossicodipendente, voleva che sua figlia non finisse nelle mani degli spacciatori. Drogati sì, ma con una coscienza. Jessica è tornata presto a scuola, che aveva abbandonato. Oggi lavora anche lei presso il nostro Centro ed è una bravissima educatrice.

San Leopoldo conta 218 mila abitanti, molti di origine tedesca, come me. Una città a 34 chilometri da Porto Alegre. Non molto distante da San Leopoldo ci sono le colonie di emigrati trentini, nella zona di Rio Grande Do Sud: Bento Goncales, Caxias do Sul, Garibaldi, Farroubilha, Ecantado…

In questi anni San Leopoldo è cambiata molto, la disoccupazione raggiunge il 6 per cento, vi sono casette modeste ma pulite, dove arriva l’acqua e la luce. Anche il Brasile è cambiato molto negli ultimi anni, è progredito. Sono migliorate le abitazioni, i rifiuti vengono raccolti, i servizi, anche sociali sono migliorati. Il nostro primo centro non è più in mezzo alle favelas, c’è una stazione ferroviaria, una zona industriale. Ma i cambiamenti sono arrivati rapidi e radicali negli ultimi cinque anni, anche grazie al programma di governo del passato presidente Luiz Inácio Lula da Silva e portato avanti ora da Dilma Rousseff. Purtroppo non sono tutte rose: c’è poco rispetto per la natura, la raccolta differenziata è quasi inesistente, le immondizie vengono gettate nel fiume Rio Dos Sinos o ai lati delle strade. Non c’è ancora una adeguata educazione civica. Ci sono più soldi ma la coscienza del valore della natura e dell’acqua non c’è ancora. Non si pensi che le favelas siano scomparse, nelle grandi città come Porto Alegre, San Paulo o Rio de Janeiro ci sono ancora, ma non estese come un tempo. Nel Nord del Brasile c’è ancora molta povertà, nonostante gli sforzi del governi.

Il programma del governo federale che ha dato il via alla rinascita del Brasile si chiama Borsa Famiglia e ha cambiato la vita a più di 30 milioni di persone, che ricevevano e ricevono ancora 80 euro al mese per ogni famiglia indigente. Un piccolo aiuto ma che è servito a dar da mangiare a molte famiglie, a far tornare a scuola molti ragazzini, a sottoporsi a cure mediche. Le contraddizioni brasiliane fra ricchi e poveri sono evidenti: il 10 per cento della popolazione detiene tutto il potere finanziario. Ed è questo 10 per cento che si oppone alla Borsa Famiglia, loro dicono che sia assistenzialismo, ma senza quell’intervento vi sarebbero molto più famiglie povere. Rimane, anche se ridotto, il problema della la prostituzione minorile, dovuta soprattutto al turismo sessuale. Turisti che provengono soprattutto dall’Europa. 

In Trentino operiamo con l’Associazione amici di Villa S.Ignazio da oltre un decennio, ci hanno affiancato e sostenuto in tutti questi anni, insieme agli amici della Valle di Non.

Un’amicizia che è stata il più grande e generoso gesto di solidarietà nei nostri confronti.

 

 

 

 

 

  21 Aprile 2015
Centro per la Cooperazione Internazionale
Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani
Osservatorio balcani e caucaso