1 dicembre GIORNATA MONDIALE CONTRO L'AIDS

1 dicembre GIORNATA MONDIALE CONTRO L'AIDS

Testimonianze dalla cooperazione internazionale in Uganda

Il racconto del regista Gianni Ferraretto

Il mio viaggio a Kampala per la realizzazione del documentario “Looking for Lydia”.

L’opportunità di poter raccontare una storia che si sviluppa nel corso di dieci anni fa mi è stata fornita da due cari amici, entrambi medici, che sono a capo di due onlus che operano in vari paesi africani portando soccorso a mamme e bambini affetti dal virus dell’Hiv: il dottor Antonio Mazza, presidente della “Casa accoglienza Padre Angelo” di Trento e il professor Carlo Giaquinto, presidente di “Penta Foundation”. Per loro merito sono potuto andare in Uganda una prima volta nel 2009 per realizzare dei video sulle attività delle loro associazioni. In quell’occasione ho avuto modo di conoscere la difficile situazione di quella vera e propria epidemia che alla fine degli anni ’90 si era estesa ad un terzo della popolazione del paese. La lotta al virus in paesi così poveri è impresa ardua. Problemi che potrebbero sembrare banali diventano invece gravi. Come, ad esempio, quello logistico. Ho potuto così fare l’esperienza di seguire gli assistenti sociali che si recano nelle case dei bambini nati sieropositivi, negli slum alla periferia di Kampala, per controllare se si approvvigionano, e ne fanno poi l’uso corretto, dei farmaci antiretrovirali che devono assumere con regolarità quotidiana per rafforzare le loro difese immunitarie compromesse dall’infezione e poter così crescere e condurre una vita praticamente normale. Ho partecipata anche a dei “workshop” che si tenevano allo Nzambia Home Care, la clinica specializzata con cui collaborano le associazioni italiane, durante i quali numerosi gruppi di bambini raccontavano davanti a tutti, assieme ai medici e agli psicologi che li avevano in cura, le proprie difficoltà ed esperienze. Incontri speciali durante i quali le sofferenze si stemperavano nel sentirsi vicini, non soli, non abbandonati. All’occhio estraneo e inesperto come il mio, momenti emozionanti e commoventi, mentre per i protagonisti erano semplicemente una liberatoria normalità.

Fu dunque in quel primo viaggio che ebbi modo di conoscere, tra altri, Philip e Daniel, che avevano allora quattordici anni, e Lydia, che ne aveva otto.

Quattro anni dopo, nel 2013, sono ritornato a Kampala, sempre al seguito dei miei amici e sempre per riportare testimonianze registrate, e la fugace conoscenza con i tre ragazzini si è consolidata nel ritrovarsi. Io mi ricordavo bene di loro, ma anche viceversa. Da ragazzini timidi e un po’ spaventati si erano trasformati in adolescenti consapevoli, più sicuri di sé e con uno sguardo ottimista verso il futuro. Cominciavo anche a conoscerne le diverse personalità: Philip, il problematico, diventato però determinato e positivo; Daniel, sempre sorridente e ottimista; Lydia, intelligente e agguerrita, molto sensibile alle ingiustizie e alla stigmatizzazione che subivano i bambini nati sieropositivi come lei.

Nel 2019 ritrovarli dopo altri sei anni è stato appassionante. La conoscenza ha cominciato ad assomigliare ad una vera e propria amicizia. Nonostante il mio pessimo inglese ci capivamo al volo, sapevamo intenderci e scherzare tra di noi, credo e spero che sia nato un reciproco affetto. Ognuno di loro ha cominciato un proprio percorso esistenziale: Philip si è messo a lavorare in un grande albergo, si è sposato con Agae, anche lei nata sieropositiva, e sono andati a vivere per conto loro; Daniel mi ha fatto la curiosa sorpresa di averlo influenzato, involontariamente, nella scelta del suo mestiere e ora fa il videomaker; Lydia ancora determinata a diventare avvocato, come mi aveva già detto quando aveva dodici anni.

Ma l’aspetto più confortante è proprio l’atteggiamento che tutti e tre hanno ora nei confronti della malattia: il prendere le medicine è diventato un’abitudine normale, un dettaglio scontato della quotidianità, che permette loro di fare progetti e guardare al futuro costruttivamente.

Sono tuttora in contatto con i miei tre giovani amici e la notizia finora più importante è quella dell’arrivo di Haristone Emmanuel, il figlio di Philip e Agae, nato in perfetta salute senza nessuna infezione.

Link al documentario:  https://vimeo.com/484372383

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  01 Dicembre 2020
Centro per la Cooperazione Internazionale
Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani
Osservatorio balcani e caucaso